crescere

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( la canzone da ascoltare per sto post è sopra, as usual )

Sembra quasi ieri quando mamma Enza mi veniva a prendere. Era una giornata infinita, passavo dal divertimento con nani che conoscevo giorno per giorno nei loro caratteri cosi diversi dal mio, tutti da assorbire per renderli parte di me fino all’ estasi di stare con la persona che più amavo, per poi divertirmi di nuovo e aspettare di finire sotto le coperte. Bastava non far arrabbiare mio padre e tutta la giornata sarebbe stata un sogno.

L’asilo si affacciava davanti alle case popolari. Palazzoni immensi, le Torri delle Vallette torinesi. Io le guardavo dal mio metro manco raggiunto e facevo mille viaggi. La fantasia non mi mancava. Non mi è mai mancata. Forse è stata la mia fortuna per i momenti più bui.

Ora a riguardare il percorso intrapreso sopra una collina alta trent’anni mi viene da sorridere. L’ incoerenza alloggia in ogni angolo di questo sottile cerchio di vita.

Volevo una cosa e ne facevo un’altra. E così è tuttora. A trentacinque di anni.

Volevo non creare casini per evitare le mani di mio padre e facevo casini. Volevo non eccellere a scuola e studiavo divorando libri di storia e fisica quando ne avevo dieci di anni. Volevo essere preciso alle medie ma passavo il tempo a picchiarmi alle popolari e all’ oratorio di Madonna di Campagna. Potevo per aspetto scoparmi mezzo liceo, ma non mi lavavo. Leggevo Canenero invece che Nietzsche tenendomi per settimane la stessa maglietta nera del El Paso occupato, con ciò che ne conseguiva.

Mi drogavo per piacere e all’ Uni preferivo il lavoro pesante dell’ autoporto pescarito –  per 800 mila lire al mese – che una lezione di Informatica di base. Mi avrebbe fatto poi solo pensare di stare in mezzo a idioti alla ricerca del 20 sul libretto.

Ora sei cresciuto?

Se devo stare a quel che penso io e non all’ etimologia latina del verbo direi di si. E se andiamo avanti di sto passo crescerò a velocità immane. Perchè?

Hai sofferto?

– Eccolo li. In Buddenbrook Thomas Mann scriveva: un uomo non educato dal dolore rimane sempre bambino.

Difatti se sei costantemente felice o perlomeno sereno non hai da affrontare un cazzo. E’ nel dolore, che in qualche modo devi superare – che ti devi imporre.

Chi scappa dai problemi e dalle dure situazioni non può che rimanere fermo e ripetersi nella non crescita. Questa cosa è triste quanto una rivoluzione: parti con buoni intenti ma sei sempre fottutamente al punto di partenza – spesso anche peggio. Di persone che pensavo mature, che pensavano di aver avuto problemi ed essere forti, ne ho conosciute troppe e spesso quando meno me lo aspettavo, dopo tanta ricerca – come i vini negli scaffali bassi dei supermercati. Costano poco, belle etichette ma una merda dal primo impatto sul palato al post sbornia –  na merda.

Volete crescere? Mettetevi nei casini.

Volete rimanere Puer aeternus. Guardatevi Peter Pan ma girate alla larga. L’ ho già visto.

 

 

 

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